Ormai ci siamo. Che si alzi il sipario e lo spettacolo vada in scena. Di che spettacolo stiamo parlando è notorio ai più. Il “mega evento”, la “grande opera”, la “kermesse” ecc. denominata EXPO 2015 prende il via proprio oggi che per tutt* noi, partigian* della lotta di liberazione delle classi subalterne, è invece giornata internazionalista di festa ma soprattutto di lotta. Che cosa sia in realtà EXPO lo abbiamo ampiamente scritto, divulgato, dibattuto sia su U.N. ma soprattutto in un lavoro incessante e itinerante per tutta Italia e non solo. Un lavoro informativo ma soprattutto contro informativo visto le continue menzogne fatte circolare ad arte dalle marionette pseudo giornalistiche (Corriere della Sera in primis) al soldo dei burattinai di Palazzo (dal Governo centrale alle diramazioni locali). La lista menzoniera è talmente lunga che non basterebbe certo un articolo d’apertura di U.N. per darne esauriente copertura. Ci limiteremo alle più macroscopiche. L’avanzamento e completamento dei lavori nei padiglioni espositivi è chimera tanto che ci si sta attrezzando per opera di “camuflage” per, come dire, coprire le “vergogne”. Soprattutto sarà proprio padiglione “Italia” il più incompleto nonostante il raddoppio dei costi passati dai 40 agli ormai prossimi 100 milioni di euro. I collegamenti al sito espositivo di Rho-Pero, stradali ma soprattutto ferroviari sono stati “ampliati” furbescamente stornando mezzi e linee a discapito dei normali collegamenti fruiti dalla massa pendolare che quotidianamente raggiunge la metropoli da hinterland e provincia e a cui è destinata, per i prossimi sei mesi, forche caudine e gironi danteschi per recarsi al lavoro. Dopo la fallita “criminalizzazione preventiva” a mezzo stampa nei confronti del movimento NO EXPO in cui si indicavano – neanche la Stasi nella D.D.R. era arrivata a tanto – con nomi, cognomi e alberi genealogici i possibili responsabili della messa a ferro e fuoco della città nelle giornate inaugurali di maggio, si è passati alla messa alla gogna di una intera generazione di giovani additati come ormai incapaci di prestare opera lavorativa nonostante la disoccupazione giovanile prossima al 50% e contratti di lavoro semestrali da 1500€ netti al mese offerti per EXPO. La “bufala” prezzolata del “Corriere della Sera” in cui si denunciava il rifiuto dell’80% di simili contratti da chi era stato selezionato dall’agenzia di caporalato interinale “Mainpower” è durata poche ore… E’ bastato semplicemente andare a interpellare i “renitenti” alla chiamata per scoprire che simili proposte di lavoro semplicemente non esistono. Tali “offerte” riguardano una strettissima percentuale – meno di 700 persone in tutto – di ovvi “raccomandati” assunti direttamente da Expo s.p.a. a cui sono state date occupazioni di dirigenza con salari da 1300 a 1700 euro netti mensili. Alle restanti migliaia di persone selezionate e assunte attraverso “Mainpower” vengono offerte posizioni lavorative che non superano mai, nel migliore dei casi ma non sapendo l’ammontare preciso di ore lavorate, turni, ecc., gli 800/900€ mensili grazie anche all’applicazione di contratti di “serie B” come il “cnai” del commercio che prevede contribuzioni e retribuzioni molto più basse rispetto al CCNL nazionale del commercio e servizi. E così, andando semi deserta la chiamata al volontariato nell’interesse e nel prestigio della nazione (dei 18500 volontari necessari ad oggi se ne sono trovati disponibili meno di un terzo) alla mancanza di servitù a basso salario (ad oggi oltre un migliaio sono le posizioni lavorative scoperte tanto da derogare per tutto il semestre espositivo la possibilità di assunzione) si è trovato l’escamotage di provare a giustificare le loro carenze organizzative ecc. con la “poca voglia di lavorare” della viziata e coccolata gioventù italiana… L’ormai leitmotiv “dividi et impera” renziano è logoro. Il lavoro è una necessità, purtroppo, per vivere. A simili condizioni finalmente una generazione precaria e disoccupata ha fieramente detto NO. La macchina propagandistica governativa, nonostante l’ingente forza comunicativa con tutti i mass media asserviti, non è riuscita a scalfire il poco interesse se non contrarietà all’evento. I biglietti venduti – ricordiamo che solo per entrare in questa “Disneyland di periferia” il costo del biglietto è sopra i 30€ giornaliero – non corrispondono alle dichiarazioni di Sala che omette la vendita di blocchi interi di milioni di biglietti ad un solo acquirente (privati speculatori in stile bagarinaggio da stadio). Oltre il 60% della capacità ricettiva e alberghiera di Milano offre ancora possibilità d’alloggio e vedremo quanto durerà la bolla di rincari del 100% e oltre a costo notte. Da diverso tempo ogni iniziativa pubblica milanese viene spacciata come attinente ad EXPO. Ultima in ordine di tempo l’inaugurazione di “fine lavori” alla Darsena-Navigli. L’intera vicenda sul progetto di “riqualificazione” del vecchio porto fluviale di Milano non c’entra nulla con EXPO. Essa inizia oltre un decennio fa con gli appetiti immobiliari delle consorterie legate alle giunte comunali di destra “Albertini-Moratti” volenterosi di trasformare il sottosuolo dei Navigli in inutili parcheggi automobilistici. Corsi e ricorsi tra aule giudiziarie ecc. hanno fatto sì che tale infausto progetto fosse abbandonato e per oltre un decennio, un iniziale cantiere di scavo, è stato lasciato al degrado in una delle zone più conosciute e caratteristiche di Milano. La riqualificazione quindi di tutta l’area non è quindi cosa ascrivibile ad EXPO ma posta in essere ben prima che Milano fosse malauguratamente candidata ad ospitare l’esposizione universale. E così la cittadinanza milanese, a poco a poco, sta comprendendo cosa sia il grande inganno di EXPO e inizia a mostrare, dopo una manifesta indifferenza all’evento, ora anche contrarietà. Una contrarietà che sicuramente andrà a trasformarsi in rabbia a fine evento quando le casse esangui di Comune e Regione chiederanno il conto del grande flop costato centinaia di milioni di euro sottratti ai beni sociali e collettivi. Come anarchiche e anarchici continueremo a batterci contro questo modello di vita che EXPO propone. L’abbiamo fatto in questi mesi dando vita a giornate di dibattito e informazione, a mercatini realmente biologici a filiera zero in modalità autogestionaria, opponendoci e respingendo, con l’azione diretta, ad ulteriori scempi ambientali come il progetto di nuove vie d’acqua. Saremo presenti, in modo determinato e comunicativo, alle giornate di contestazione dell’apertura dell’evento e lo saremo anche nei giorni e mesi successivi perché per noi EXPO, e tutto ciò che rappresenta, non va emendato, riformato, democratizzato ecc. Per noi EXPO va molto più semplicemente rifiutato senza se e senza ma! Ecco perché lo striscione d’apertura del nostro spezzone rosso-nero al corteo “MAYDAY-NO EXPO” recherà la chiara e inequivocabile scritta “EXPROPRIAMO EXPO”.
Spartako